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Con largo anticipi rispetto ai tempi canonici Rem Koolhaas, in veste di nuovo curatore, presenta alla stampa la nuova biennale di architettura che si svolgerà dal 7 giugno al 23 novembre 2014. "Fundamentals ” questo il titolo della XIV edizione inaugura "un'epoca nuova", come dichiara il presidente dell'istituzione veneziana Paolo Baratta, con una edizione ripensata nel format a partire dalla durata di 6 mesi, con workshop, laboratori e seminari, come quella dedicata all’arte.
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“Sarà una Biennale sull'architettura, non sugli architetti" enuncia Koolhaas che si pone in antitesi alle precedenti Biennali dedicate alla “celebrazione del contemporaneo” ricercando quelle caratterizzazioni "nazionali " che nell'era della globalizzazione sembrano ormai smarrite. "Cent'anni fa aveva un senso parlare di architettura cinese o svizzera. Oggi siamo arrivati a produrre tutti le stesse cose. Le architetture che un tempo erano specifiche e locali sono diventate intercambiabili e globali. Sembra che l'identità nazionale sia stata sacrificata sull'altare della modernità".
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È questo un segno di autocritica del “guru olandese ”, che efficacemente coniò termici come junk space, generic city e manhattanism divenuti termini comuni nel linguaggio architettonico, che vuole scrivere la parola fine alla globalizzazione nell’architettura moderna sollevando temi che sono nettamente in antitesi con quelli precedentemente teorizzati.
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Una globalizzazione che ebbe inizio con la prima guerra mondiale nel 1914 e che ora, dopo aver mostrato i suoi limiti, si incammina verso il viale del tramonto, auspicato da Koolhaas nel 2014 in un arco temporale dove riscoprire le identità nazionali come memoria comune da comprendere e valorizzare. Questo è l’intento di Koolhaas che si pone a magnete catalizzatore di un laboratorio attivo di ricerca sempre ammesso che siamo rimasti attivi i caratteri distintivi locali architettonici e che non siano stati cancellati da omologazione internazionale come è avvenuta in altri contesti come quello finanziario o nell’informazione.
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Ora invece ci parla di “generic architecture ” la nuova parola d’ordine a difesa di quelle architetture prive delle stravaganze alla moda e delle pressioni del mercato. Un concetto assoggettabile a quello dei farmaci che mantengono il principio di base e sono privi di costi aggiuntivi dovuti alla griffe, al marketing e alla ricerca scientifica mantenendo l’efficacia ed abbattendo i costi. Una difesa dei valori originari che Koolhaas vuole valorizzare alla kermesse veneziana in risposta alla crisi dell’architettura contemporanea.
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È questa forse riconversione che Koolhaas vuole condividere dopo aver ripudiato il suo “fuck the context ” degli anni novanta riscoprendo il valore dell’identità locale a scapito di un globalizzazione nell’architettura alla quale ha data un contributo materiale e teorico rilevante. Una operazione lunga ed anche un po’ tardiva di riconversione che oggi rischia di divenire una rilettura enciclopedica di forme e tecnologie locali messa a punto in collaborazione con i 40 paesi partecipanti alla XIV Edizione in un lavoro minuzioso di ricerca dei “fondamentali ” in cent’anni di architettura nel mondo.